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Êdî bese!
ORA BASTA!
 

Êdî bese! Ora Basta!, è un documentario realizzato dal fumettista Cristiano Rea che racconta il viaggio della delegazione italiana "Verso il Kurdistan" a Van e ad Hakkari nel Kurdistan turco durante i giorni del Newroz proibito del 2008.
Da allora, ben poco è cambiato in Kurdistan.

Prodotto da Associazione Verso il Kurdistan

Diretto da Cristiano Rea

Cos'è il Newroz:

Il Newroz (Nuovo giorno) è un’antica festa di primavera dei popoli mesopotamici che per la popolazione curda coincide con il loro capodanno. Nasce da una leggenda che narra della ribellione contro un re dispotico e sanguinario.

“C’era una volta un re tiranno Zuhak, signore del paese di Sharazur. Sulle sue spalle il dio delle tenebre Arimane aveva fatto crescere due orridi draghi.  I due demoni erano sempre affamati e causavano al re un costante feroce mal di testa. Per placare tale tormento Zuhak necessitava ogni giorno di due cervelli di ragazzo da dar loro in pasto. Kawa, un umile vecchio e saggio fabbro del villaggio, padre di nove figli, quando gli portarono via l’ultimo figlio, decise di ribellarsi.  Sventolando il grembiule di cuoio come una bandiera, condusse il suo popolo alla rivolta, che trova finalmente così il coraggio di reagire. Il tiranno fu imprigionato nella caverna del monte Dayamand ed ebbero così salva la vita tutti i giovani che Zuhak aveva rinchiuso nelle sue prigioni. Per comunicare la vittoria alla popolazione curda, sparsa tra le montagne, furono accesi dei fuochi in segno di gioia. Da quei ragazzi si dice abbia avuto origine la stirpe Kurda.”

In onore di Kawa e della libertà, da allora il 21 marzo d’ogni anno, nelle città del Kurdistan si accendono migliaia di fuochi del Newroz, il capodanno che ricorda la liberazione dalla tirannia e celebra la cultura curda. E’ la festa del fuoco che segna la fine dell’oscurità, la rinascita della luce e della vita e rappresenta l’occasione per questa minoranza, di rivendicare i propri diritti e la propria identità nazionale.  Donne e uomini allacciano i mignoli e uniti in lunghe file, si arrotolano e si srotolano in spirali, al ritmo ipnotico dei tamburi e del baglama.   Per questo motivo tali manifestazioni non sono sempre state accolte con tolleranza. I primi a cercare d’impedire queste danze promiscue furono gli arabi, quando mille anni dopo la rivalsa di Kawa, arrivarono ad imporre con la forza il culto musulmano sunnita. Poi furono Gengis Khan, i selgiuchidi turcomanni, Timur Lang ed infine gli osmani o ottomani, ovvero i turchi di Osman il sultano, sopravissuti alle orde mongole. Ci sono state due guerre mondiali e sono arrivati gli americani ed i russi a reclamare le scorte di carburante per i loro carrarmati. Il popolo curdo ha subito poi la guerra Iran-Iraq, la Jihad dell’Ayatollah di Persia Khomeini, il regime militare turco e la dittatura di Saddam Hussein. Sono trascorse più di mille lune e, ancora la guerra imperversa per mantenere il caos in una terra che ha ricevuto la grazia del petrolio, del passaggio dei traffici d’eroina e delle grandi sorgenti dei due fiumi biblici, il Tigri e l'Eufrate.

 

Chi era Cristiano Rea:

Cristiano Rea, illustratore e fumettista romano, scomparso il 12 marzo del 2023 a sessant'anni, ha segnato non poco l'immaginario underground legato alla Capitale.

“Pochi segni in bianco e nero, fotocopiati male e attacchinati peggio, ma che quando li incrociavo da ragazzino era come affacciarsi su un altro mondo. Un continente segreto abitato da una tribù assurda che parlava di resistenza rumore strilli rabbia e gioia. Grazie per aver letteralmente plasmato il nostro immaginario e averci disegnato una porta d’ingresso per quel mondo”. Con queste parole Zerocalcare ha salutato sui suoi canali social Cristiano Rea, nome di culto della scena fumettistica romana, scomparso lo scorso 12 marzo all’età di sessant’anni. Una dipartita che segna la fine di un percorso di vita a tratti leggendario, per lo meno per le frange più radicali della cultura capitolina.


Il nome di Cristiano Rea è infatti soprattutto legato alla scena punk e hardcore di Roma, della quale è abile portavoce sin dalla giovane età. Nel periodo in cui il suono dei Sex Pistols e dei Ramones invade le strade dell’Urbe, scompigliando le buone maniere e offrendo un’alternativa a una generazione orfana di futuro, Rea diventa la matita incaricata di dare una forma riconoscibile a quell’ondata underground, raffigurando poster di concerti, collaborando con riviste musicali e con artisti iconici del punk e della new wave romana. Su tutti Kortatu, Kenze Neke, Erode e Banda Bassotti: gruppi di cui l’illustratore curerà a lungo l’immagine, approntando una comunicazione grafica militante, antirazzista e antifascista. “Ho sempre tenuto conto dei risvolti sociali dietro le controculture musicali, le due cose per me non possono essere scisse”, si legge in una delle ultime interviste rilasciate da Rea alla testata Punkadeka. “La musica fine a se stessa non mi interessa, ci deve essere poesia sincera o rabbia autentica, in questo caso a parer mio nascono anche belle canzoni che restano nel tempo, come ‘All are equal for the law’ della Banda Bassotti”.

Testo di Alex Urso tratto da Artribune

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